Martedì 28 marzo 2017 ore 9,30 – Hotel Federico II – Via Ancona, 100 – Jesi
Mercoledì 29 marzo 2017 ore 9,30 – Tag Hotel – Via Luigi Einaudi, 2/a – Fano
Giovedì 27 aprile 2017 ore 9,30 – Hotel Calabresi – V.le Marinai d’Italia n. 1 – San Benedetto del Tronto
Giovedì 27 aprile 2017 ore 14,15 – Hotel Grassetti – Via Romolo Murri, 1 – Coridonia
Se ne discute con Aldo Bonomi
Il termine “industria 4.0” è stato coniato nel 2011 dai tedeschi per definire la riorganizzazione delle produzioni manifatturiere attraverso il massiccio utilizzo delle tecnologie digitali e l’ICT in modo particolare. Lo sviluppo di Industria 4.0 interessa le più importanti industrie manifatturiere globali e progetti di sostegno pubblico allo sviluppo della tecnologia digitale sono stati avviati da tutti i più importanti Paesi industrializzati.
Il punto di partenza del nostro Paese sembra essere più arretrato rispetto alle realtà a noi comparabili, un recente studio della Confindustria afferma che solo il 7,4% delle imprese italiane dimostra un alto tasso di innovazione, mentre il 54,5% non ha effettuato nessun intervento. Tuttavia non siamo all’anno zero come testimoniano alcune aree di eccellenza che hanno già imboccato la strada dell’innovazione.
Il Governo italiano ha presentato il Piano nazionale “Industria 4.0” nel mese di settembre del 2016.
Naturalmente il processo non sarà istantaneo, la velocità di propagazione dipende da molti fattori, in primis dalla quantità degli investimenti attivati, dalla disponibilità di infrastrutture materiali di qualità come le reti di nuova generazione oltre ad un rigenerato sistema formativo che renda disponibili le professionalità necessarie.
L’impiego delle nuove tecnologie digitali è destinato a cambiare in profondità l’organizzazione produttiva e di mercato delle aziende e il modo stesso di lavorare. Saranno richieste maggiori flessibilità degli orari e delle prestazioni, lo sviluppo di nuove competenze e un tasso più alto di coinvolgimento e di partecipazione dei lavoratori nei processi produttivi.
Ancora oggi non vi è piena conoscenza e consapevolezza dell’evoluzione della tecnologia digitale nei settori manifatturieri e sull’insieme dell’economia; e degli impatti che essa potrà determinare sul lavoro e sull’occupazione e, di conseguenza, quali competenze e nuove abilità serviranno per accompagnare e sostenere i processi di cambiamento.
L’innalzamento dei livelli di competenza è la via principale per contrastare i processi di esclusione e per riattivare la mobilità sociale.
In Italia il 70% della popolazione16-65enne si colloca al di sotto del livello di competenze linguistiche, matematiche e digitali considerate necessarie per rispondere efficacemente alle esigenze di vita e di lavoro del mondo attuale (dati OCSE-PIAAC 2013).
La formazione e le competenze vanno curate e accresciute, ed hanno bisogno di politiche a sostegno della riqualificazione professionale dei lavoratori con progetti nazionali di formazione continua in grado di adeguare, in modo diffuso, gli standard professionali ai cambiamenti dei sistemi produttivi e alle nuove competenze digitali richieste e di sostenere, allo stesso tempo, progetti di riconversione e di mobilità professionale dei lavoratori anche attraverso un maggior coinvolgimento dei fondi interprofessionali.
In questo quadro, il ruolo dei Fondi interprofessionali si è rafforzato e i Fondi sono ora l’unico strumento di finanziamento della formazione continua a livello nazionale. A ottobre 2015 il numero di adesioni ai Fondi si è assestato su circa 930 mila imprese e circa 9,6 milioni di lavoratori.
RELATORE Aldo Bonomi (Grosio, 1950)
https://www.obrmarche.it/wp-content/uploads/2024/11/Presentazione_FondiInterprofessionali.pdf